La Val d’Orcia da paesaggio storico a paesaggio estetico

The Beautification of a Historical Landscape: Tuscany | Val d’Orcia: Von der historischen zur ästhetischen Landschaft

Abstract:
Tuscany’s hills are the quintessential example of an Italian landscape in which humans, nature and history combine in the best possible way. In this context, the beautiful countryside of the Val d’Orcia has featured in artistic representations across the centuries and was declared a UNESCO heritage site in 2004. This contribution discusses the limits and potential of such prestigious recognition. This article argues that an historically-informed reading of landscapes opens up space for multiple narratives and diverse actors, and enriches our understanding of the views and representations to which we are very much exposed.
DOI: dx.doi.org/10.1515/phw-2021-17824
Languages: Italian, English, German


Che cosa si nasconde dietro le bellissime immagini delle colline Toscane che compaiono in opere d’arte, guide turistiche e film? Chi e cosa hanno contributo a disegnarle e preservarle? E perché sono universalmente considerate un bel paesaggio? In questo articolo, il lettore guarderà l’evoluzione (e la non evoluzione) di questo paesaggio attraverso la prospettiva della storia dell’ambiente e dell’agricoltura.

La bellezza è una categoria storica valida?

Il paesaggio della Val d’Orcia, in provincia di Siena, è entrato a far parte della lista dei siti UNESCO Patrimonio Mondiale dell’umanità nel 2004. Chiunque abbia viaggiato tra le sue colline e abbia osservato la valle dai punti panoramici di Montalcino e Pienza non ha bisogno di fare chissà che sforzo per capire il motivo di questo riconoscimento. Meandri di strade di campagna e sentieri delimitati da filari di cipressi attraversano questo paesaggio agrario dall’andamento ondulatorio dove di tanto in tanto si vedono casolari. È un panorama rilassante dove tutto sembra essere accomodato per far piacere a chi guarda e, da lontano, questo paesaggio così curato nei minimi dettagli trasmette una sensazione di pura bellezza.

Fig. 1. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

La Val d’Orcia è diventata, soprattutto nella percezione degli stranieri, una sineddoche per l’Italia e nel suo paesaggio si racchiudono tutti i paesaggi italiani. “Il più bell’angolo” d’Italia (e “del mondo”) è stato il palcoscenico di diversi film stranieri: da Nostalghia di Andrej Tarkovskij (1983) girato a Bagno Vignoni, al Gladiatore (Regia di Ridley Scott, 2000) e a Il paziente inglese (Regia di Anthony Minghella, 1996), per citarne alcuni. Più di recente il regista James D’Arcy ha scelto il set naturale della Val d’Orcia per il suo ultimo film Made in Italy (2020) proprio perché essa presenta “una delle località più pittoresche della Toscana”[1]. D’Arcy propone una immagine statica e cristallizzata di Monticchiello, Argiano e Pienza come di luoghi idilliaci circondati da vigne e uliveti e dove case rurali abbandonate da tempo sembrano solo in attesa di un salvatore straniero che le riporti in vita. Questo film è solo un esempio recente di come la rappresentazione pittoresca del paesaggio italiano generi fermoimmagine, cartoline fuori dal tempo ad uso e consumo di un turismo, non di per sé sbagliato, ma perlomeno poco consapevole. Un altro noto esempio di questo approccio stereotipico al paesaggio italiano, che spesso procede di pari passo con gli stereotipi su italiane e italiani, è il film Call Me by Your Name diretto da Luca Guadagnino (2017).

La bellezza è una categoria ricorrente nella descrizione della Toscana, e dell’Italia in generale. Fatta eccezione per le circostanze generate dalla corrente pandemia, in Italia milioni di turisti soggiornano ogni anno e all’Italia molto spesso è stato associata l’immagine di un paese incantato che conserva bellezze ed evidenze artistiche che sono state replicate in giro per il mondo[2]. Inoltre, l’Italia racchiude un numero di siti giudicati patrimonio mondiale dell’umanità che non ha eguali nel mondo[3]. Eppure i concetti di bellezza e patrimonio universali portano con sé problematiche, come la turistificazione e gli stereotipi vari, che vale la pena di discutere[4].

Questo articolo propone un approccio critico alla strategia di costruzione dell’Italia come il Bel Paese e prova a mostrare che cosa si può perdere quando si trasforma un paesaggio storico in paesaggio estetico. Nel fare questo, la Val d’Orcia è un caso emblematico.

L’eredità di Ambrogio Lorenzetti

Le motivazioni che hanno determinato l’inclusione della Val d’Orcia nella lista del patrimonio mondiale UNESCO attribuiscono al passato un ruolo fondamentale insieme al valore che questo luogo ha svolto nello sviluppo di una specifica tradizione artistica. Infatti, in uno dei principali punti panoramici sulla vallata in Pienza, una targa in marmo celebra il prestigioso riconoscimento arrivato nel 2004 e offre una sintesi in varie lingue delle motivazioni:

“La Val d’Orcia è un eccezionale esempio del ridisegno del paesaggio nel pre-rinascimento che illustra gli ideali di buon governo e di ricerca estetica che ne ha guidato la concezione celebrata dai pittori della scuola senese. La Val d’Orcia è divenuta un’icona del paesaggio che ha profondamente influenzato lo sviluppo del pensiero paesistico. (Suzhou, China – Luglio 2004).”

Quali valori globali vengono proiettati in questa località? E che cosa questa località dovrebbe universalmente trasmettere a un pubblico globale[5]?

Fig. 2. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

Le motivazioni della commissione UNESCO si basano sull’assunto che esista una relazione causale tra la bellezza di un luogo e l’esistenza di un “buon governo”. In realtà, a leggere bene il testo della targa, non c’è solo corrispondenza tra questi due elementi, bensì questi due elementi coincidono.

Il riferimento implicito che legittima il riconoscimento della Val d’Orcia come paesaggio culturale su scala globale e come Parco Artistico, Naturale e Culturale su scala nazionale è una porzione del ciclo di affreschi L’Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti. L’opera, realizzata tra il 1338 e il 1340, si trova esposta nella sua sede originaria, nel Palazzo Pubblico di Siena, precisamente nella Sala del Consiglio dei Nove, dove appunto i nove magistrati che governavano la città tennero le proprie riunioni dal 1287 al 1355. Dunque, questo ciclo di affreschi fu concepito con un chiaro intento politico da Lorenzetti. Per essere sicuro di trasmettere nel modo più chiaro e diretto possibile a chi ricopriva una carica di governo il monito ad agire responsabilmente, egli dipinse scene tratte dalla vita quotidiana in cui si mostrava lo scarto tra gli effetti di un governo virtuoso e gli effetti di un governo non guidato dall’interesse per il bene pubblico. Uno degli effetti del governo virtuoso era un paesaggio agrario produttivo, popolato da umani e animali e ordinato[6].

La cosa che maggiormente sorprende quando si guarda questa e altre raffigurazioni artistiche dello stesso soggetto è che il paesaggio odierno ha conservato la conformazione del paesaggio catturato nei periodi pre-rinascimentale e rinascimentale. Per concludere, se si prendono per buone le affermazioni contenute nella targa commemorativa e se si mettono a confronto la raffigurazione di Lorenzetti e la vista attuale, la conclusione è che l’indiscutibile bellezza di questo paesaggio è stata il frutto di regimi di governo giusti e responsabili.

Neanche a dirlo, più di qualcosa sfugge in questo quadro. Se si osserva più da vicino e si supera questa sensazione generalizzata di bellezza, lo spazio rurale smettere di essere un paesaggio estetico e diventa uno spazio di lavoro; smette di essere la giurisdizione di personalità illustri e potenti e diventa la casa di lavoratori e lavoratrici, di grandi proprietari e intermediari.

Fig. 3. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

L’eredità del controllo sociale ed economico

La giustapposizione di appezzamenti con colture diverse e la presenza di casali posti a una discreta distanza l’uno dall’altro sono tratti che hanno caratterizzato il paesaggio agrario della Toscana e delle regioni circostanti a partire dal Medioevo e altro non sono che la materializzazione di un determinato assetto economico e sociale. La parola “mezzadria” non è solo la denominazione di una tipologia di contratto agrario rimasto in uso nell’area fino al 1982, ma è un termine che descrive l’organizzazione spaziale e sociale a esso collegata[7].

La mezzadria italiana è essenzialmente un contratto che prevedeva la suddivisione dei prodotti del fondo tra proprietario e conduttore e funge da chiave per spiegare le caratteristiche odierne della Val d’Orcia. La pratica di combinare diverse colture rispondeva ai bisogni della famiglia allargata che viveva sul e del podere di assicurarsi prodotti agricoli diversi durante l’anno e di distribuire il lavoro agricolo sulle diverse stagioni in base ai diversi cicli di vegetazione delle piante. Dal punto di vista sociale, la mezzadria rappresentò uno strumento eccezionale di controllo e immobilità per la sua particolarità di unire gli interessi della famiglia contadina a quelli del proprietario. La mezzadria legava proprietari e contadini in una relazione sbilanciata a favore dei primi ma faceva perseguire a entrambe le parti l’obiettivo della massima produzione[8].

Oltre agli effetti visibili sulle colline del centro Italia, la durata secolare della mezzadria ha avuto conseguenze importanti sullo sviluppo delle relazioni città-campagna, sull’emergere dell’associazionismo contadino, sulla vita quotidiana di lavoratori e lavoratrici. Ma c’è un altro punto che sembra essere rilevante in questo contesto: la mezzadria permette di riattribuire al paesaggio estetico della Toscana la sua dimensione storica. La bellezza che si è conservata nel paesaggio toscano va collegata con il suo passato di ingiustizie e disuguaglianze, di restaurazioni di clausole feudali quando il resto del Paese muoveva i primi passi verso un progresso sociale ed economico, anch’esso non esente da ingiustizie e contraddizioni. Non è un caso che il regime fascista individuò proprio nella mezzadria il contratto da stipulare nelle zone di bonifica in Italia e nella Libia coloniale.

Bellezza e semplificazione

Creare un paesaggio che risponda alle aspettative di un pubblico internazionale richiede due passaggi. Da un lato richiede la riduzione della complessità dei sui usi e attori sociali; dall’altro richiede una visione a-storica del paesaggio che affondi però le proprie radici in un passato idealizzato, in genere lontano dalla memoria storica di chi vive quel paesaggio. Nessuna delle affermazioni fatte dalla commissione UNESCO nel descrivere e rileggere la Val d’Orcia è falsa, anzi. Però, tali affermazioni rimangono incredibilmente parziali se analizzata da una prospettiva storica. Ogni luogo ha i suoi conflitti e le sue ingiustizie e nessun paesaggio agrario esiste ed è esistito senza il contributo fondamentale delle famiglie contadine.

Fig. 4. Val d’Orcia. Gennaio 2021. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

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Per approfondire

  • Stephanie Malia Hom. The Beautiful Country: Tourism and the Impossible State of Destination Italy. Toronto: University of Toronto Press, 2015.
  • Serenella Iovino. Ecocriticm and Italy: Ecology, Resistance, and Liberation. London: Bloomsbury, 2016.
  • Emilio Sereni. History of the Italian Agricultural Landscape, translated by R. Burr Litchfield. Princeton: Princeton University Press, 2016.

Siti web

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[1] Ra Moon, Where was Made in Italy filmed? The Tuscan House Location, Atlas of Wonders, August 2020.
[2] Stephanie Malia Hom, The Beautiful Country. Tourism and the Impossible State of Destination Italy, University of Toronto Press, 2015, capitoli 2 e 6; Maria Rita Gisotti, L’invenzione del paesaggio toscano: immagine culturale e realtà fisica, Polistampa 2008.
[3] Ministero della Cultura, Siti italiani del Patrimonio Mondiale UNESCO.
[4] Juan A. García-Esparza (2018) Are World Heritage concepts of integrity and authenticity lacking in dynamism? A critical approach to Mediterranean autotopic landscapes, Landscape Research, 43.6, 817-830.
[5] Sulla relazione tra locale e globale nell’attribuire significati ai paesaggi, si veda: Achim Landwehr (2017) Search of the Lost Self – “Heimat” as Public History?, Public History Weekly, 5.43, DOI: dx.doi.org/10.1515/phw-2017-10715.
[6] Per una sintesi sia del contesto storico sia del significato del ciclo pittorico di Lorenzetti, si veda questo video.
[7] Rossano Pazzagli and Giuliana Biagioli (a cura di), Mezzadri e Mazzadrie tra Toscana e Mediterraneo, Felici Editore 2013.
[8] Alessandro Dani, Contratti agrari ed istituzioni locali nel Senese-Grossetano tra tardo medioevo ed età moderna, in Mario Ascheri and Alessandro Dani (a cura di), La Mezzadria nelle terre di Siena e Grosseto. Dal Medioevo all’Età Contemporanea, Pascal Editore, 2011, pp. 76-89; Annalisa Luporini e Bruno Parigi (1996) Multi-Task Sharecropping Contracts: the Italian Mezzadria, Economica, 63, 445–457

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Crediti immagine

Composite of the three paintings: Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città e in campagna, 1338–1339, Siena, Palazzo Pubblico; Piero della Francesca, Ritratti di Federico da Montefeltro e della moglie Battista Sforza, 1472 ca. Olio su tavola, 47 x 33 cm ciascuna. Florence, Uffizi; Paulo Uccello, Battaglia di San Romano, ca. 1435–1440, Florence, Uffizi. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Photograph courtesy of the author.

Citazione consigliata

Biasillo, Roberta: La Val d’Orcia da paesaggio storico a paesaggio estetico. In: Public History Weekly 9 (2021) 3, DOI: dx.doi.org/10.1515/phw-2021-17824

Responsabilità editoriale

Marko Demantowsky

What is hidden behind the marvelous representations of the Tuscan countyside as depicted in paintings, movies, and travel guides? Who has contributed to its formation and conservation? And why is it undisputably and globally considered a beautiful landscape? This article addresses these questions and takes readers on a journey into the transformation (and non-transformation) of the Val d’Orcia through the eyes of an environmental and agricultural historian.

Is Beauty a Valuable Historical Category?

The landscape of the Val d’Orcia, in the Tuscan province of Siena, was placed onto the UNESCO World Heritage List in 2004. Anyone who has had the opportunity to travel around these hills and to look across the valley from the panoramic points in Montalcino or Pienza is hardly surprised by the decision taken by UNESCO’s World Heritage Committee. Winding country roads and paths bordered by evergreen cypresses criss-cross an agrarian landscape dotted with cottages. In this smooth panorama, everything seems to be placed to please the viewer and, from afar, the sight of a manicured countryside conveys pure beauty.

Fig. 1. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

The Val d’Orcia has become a synecdoche for Italy, and its landscape stands for the entire Italian landscape, especially beyond Italy. This “most beautiful corner” of Italy (and “of the world”) features prominently in several international films: Andrej Tarkovskij shot Nostalghia (1983) in Bagno Vignoni and the region has provided the backdrop to many films, ranging from Gladiator (directed by Ridley Scott, 2000) and The English Patient (directed by Anthony Minghella, 1996). Filmed primarily in Val d’Orcia, “one of the most picturesque parts of Tuscany,”[1] James D’Arcy’s Made in Italy (2020) crystallized the villages of Monticchiello, Argiano, and Pienza into idyllic locations surrounded by vineyards and olive trees and where long-abandoned rural houses are waiting to be resurrected. This feature film is only a recent example of how the picturesque representation of the Italian countryside generates static images, ahistorical postcards made to serve touristic purposes. Another well-known example of this approach, which is generally coupled with stereotypical visions of Italians, is Luca Guadagnino’s film Call Me by Your Name (2017).

Beauty is a frequently used category to label and classify both Tuscany and Italy. Aside from the COVID-19 pandemic, Italy teems with millions of tourists every year. The country has become the exemplary image of an idealized land of leisure, whose most impressive hallmarks are replicated around the world.[2] Further, Italy boasts more World Heritage sites than any other country in the world.[3] The concepts of beauty and heritage are everything but unproblematic, stereotypes and commodification merely two of the questionable consequences.[4] In what follows, I critically engage with these concepts, in order to reveal the strategy used to create the most beautiful country and what lies hidden behind the beautification of a historical landscape. I refer to Val d’Orcia as an emblematic case.

Lorenzetti’s Heritage

UNESCO’s reasons for declaring the Val d’Orcia a World Heritage site convince us that the past, together with the value of precisely this region for developing an artistic tradition, matters. Indeed, in the most iconic spot above the valley, in Pienza, a marble plaque celebrates the 2004 achievement and synthetises its motives:

“The Val d’Orcia is an exceptional reflection how this landscape was re-written in the pre-Renaissance to reflect the ideas of good governance and to create an aesthetically pleasing image celebrated by painters from the Sienese School. The Val d’Orcia has come to be seen as icon of a landscape that has profoundly influenced the development of landscape thinking. (Suzhou, China, July 2004)”

What global values are projected onto this locality? And which values is this locality expected to transmit to a global audience?[5]

Fig. 2. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

The assumption made here is that the beauty of a place correlates with its virtuous institutional and political regime. Nevertheless, if we read these two elements in the context of the commemorative plaque, they do not simply speak to each other but overlap.

The implicit reference legitimizing the proclamation of the Val d’Orcia as a globally recognized cultural landscape and as a nationally protected Artistic, Natural and Cultural Park is a section in Ambrogio Lorenzetti’s series of frescos (1338–1340). The work lines three walls in that room in the Palazzo Pubblico where Siena’s chief magistrates, the Nine, held their meetings between 1287 and 1355. Lorenzetti conceived the series with a clear political aim: to convey his advice about what constitutes just and responsible action to public officials and rulers by depicting scenes from everyday life that showed the effects of good or bad governance. One scene depicting the ‘good’ was populated, well-ordered, and productive farmland.[6] Strikingly, the present-day landscape retains its pre-Renaissance and Renaissance layout, character, and aesthetic. In sum, if we trust the plaque and compare Lorenzetti’s representation with what we can see today, we may conclude that just and responsible governments throughout the centuries have shaped and preserved such an indisputably beautiful landscape.

Needless to say that this picture is incomplete. If we take a closer look and zoom into this overwhelming and all-encompassing sense of beauty, the countryside stops being an aesthetic landscape and emerges as a landscape of labour; it stops hosting powerful and notable personalities and homes rural workers, landowners, and negotiators.

Fig. 3. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

The Heritage of Economic and Social Control

The patchwork of different fields with large rural houses far removed from each other that persisted throughout the Middle Ages and modernity is due to the long-lasting socio-economic order of Tuscany and its surrounding areas. The term Mezzadria not only denoted the agrarian contract used in the area until 1982, but also indicated a peculiar spatial and social organization.[7] The Italian Mezzadria, a multi-task sharecropping contract between tenants and landlords, helps explain all the characteristics of the Val d’Orcia. The combination of different fields served the needs of a self-sufficient and stationary large family in the same farming unit. Growing many crops at the same time and the availability of products all year round ensured both food supply and the best use of working hours. But this economically successful contract was questionable in social terms, as it involved an uneven agreement between farmers and owners. Still, both sought to achieve the highest level of productivity.[8]

The long-lived Italian Mezzadria had implications for urban-rural relations, workers’ organizations and unions, as well as tenants’ everyday life. One point seems relevant here: The Mezzadria provides the beautiful Tuscan landscape with its historical dimension by linking a beautifully preserved countryside with its past of uneven social relations, that is, the feudal clauses surviving nineteenth- and twentieth-century social progress. It is no coincidence that the multi-task sharecropping contract was adopted by the Fascist regime in the reclaimed areas in Italy and in the colony of Libya.

Beautification is Simplification

The making of a landscape for a global audience implies the simplification of its multi-layered, manifold identity, including that of its actors. It also requires conceptualizing a static landscape as rooted in an idealized past of a founding era. While UNESCO’s description of the Val d’Orcia makes no false claims, it leaves much unstated: no place has been free of conflict, no past has been free of injustice, and no agrarian landscape has been free of rural workers.

Fig. 4. Val d’Orcia. Gennaio 2021. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

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Further Reading

  • Stephanie Malia Hom. The Beautiful Country: Tourism and the Impossible State of Destination Italy. Toronto: University of Toronto Press, 2015.
  • Serenella Iovino. Ecocriticm and Italy: Ecology, Resistance, and Liberation. London: Bloomsbury, 2016.
  • Emilio Sereni. History of the Italian Agricultural Landscape, translated by R. Burr Litchfield. Princeton: Princeton University Press, 2016.

Web Resources

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[1] Ra Moon, Where was Made in Italy filmed? The Tuscan House Location, Atlas of Wonders, August 2020.
[2] Stephanie Malia Hom, The Beautiful Country: Tourism and the Impossible State of Destination Italy (University of Toronto Press, 2015), Chapters 2 and 6; Maria Rita Gisotti, L’invenzione del paesaggio toscano: immagine culturale e realtà fisica (Polistampa, 2008).
[3] Ministero della Cultura, Siti italiani del Patrimonio Mondiale UNESCO.
[4] Juan A. García-Esparza (2018), “Are World Heritage concepts of integrity and authenticity lacking in dynamism? A critical approach to Mediterranean autotopic landscapes,” Landscape Research, 43 (6), 817–830.
[5] On the relation between local and global meanings of places, see: Achim Landwehr, “In Search of the Lost Self – ‘Heimat’ as Public History?,” Public History Weekly, 5 (2017) 43, DOI: dx.doi.org/10.1515/phw-2017-10715.
[6] For an overview of the historical context of the Sienese state at the time and for an explanation of Lorenzetti’s frescos, watch this video.
[7] Rossano Pazzagli and Giuliana Biagioli (eds.), Mezzadri e Mazzadrie tra Toscana e Mediterraneo (Felici Editore, 2013).
[8] Alessandro Dani, “Contratti agrari ed istituzioni locali nel Senese-Grossetano tra tardo medioevo ed età moderna,” in: Mario Ascheri and Alessandro Dani, La Mezzadria nelle terre di Siena e Grosseto. Dal Medioevo all’Età Contemporanea (Pascal Editore, 2011), pp. 76–89; Annalisa Luporini and Bruno Parigi, “Multi-Task Sharecropping Contracts: the Italian Mezzadria,” Economica 63 (1996): 445–457.

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Image Credits

Composite of the three paintings: Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città e in campagna, 1338–1339, Siena, Palazzo Pubblico; Piero della Francesca, Ritratti di Federico da Montefeltro e della moglie Battista Sforza, 1472 ca. Olio su tavola, 47 x 33 cm ciascuna. Florence, Uffizi; Paulo Uccello, Battaglia di San Romano, ca. 1435–1440, Florence, Uffizi. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Photograph courtesy of the author.

Recommended Citation

Biasillo, Roberta: The Beautification of a Historical Landscape: Tuscany. In: Public History Weekly 9 (2021) 3, DOI: dx.doi.org/10.1515/phw-2021-17824.

Editorial Responsibility

Marko Demantowsky

Was verbirgt sich hinter den wunderbaren Darstellungen der toskanischen Landschaft, die in so manchen Gemälden, Filmen und Reiseführern auftauchen? Wer hat zu ihrer Entstehung und Erhaltung beigetragen? Und warum gilt gerade diese Landschaft als unbestritten und weltweit als eine der schönsten? Dieser Beitrag beschäftigt sich mit diesen Fragen und nimmt die Leser:innen mit auf eine Reise durch die Transformation (und Nicht-Transformation) des Val d’Orcia aus der Perspektive einer Umwelt- und Landwirtschaftshistorikerin.

Ist Schönheit eine wertvolle historische Kategorie?

Die Landschaft des Val d’Orcia, in der toskanischen Provinz Siena, wurde 2004 in die Liste des UNESCO-Welterbes aufgenommen. Jene, die schon die Gelegenheit hatten, die Hügel dieser Landschaft zu erkunden und von den Aussichtspunkten in Montalcino oder Pienza über das Tal zu blicken, müssen nicht lange überlegen, wie das Welterbekomitee der UNESCO zu dieser Entscheidung kam. Kurvenreiche Landstrassen und von immergrünen Zypressen gesäumte Wege durchqueren Agrarlandschaften, die mit Häusern übersät sind. Es ist ein sanftes Panorama, in dem alles so platziert zu sein scheint, dass es uns Betrachtern gefällt. Aus der Ferne vermittelt der Anblick eine solche gepflegten Landschaft pure Schönheit.

Fig. 1. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

Das Val d’Orcia ist zu einer Synekdoche für Italien geworden, und seine Landschaft steht für die gesamte italienische Landschaft, besonders im Ausland. Diese “schönste Ecke” Italiens (und “der Welt”) spielt in mehreren internationalen Filmen eine prominente Rolle: Andrej Tarkovskij drehte in Bagno Vignoni den Film Nostalghia (1983); gleichzeitig diente die Landschaft als Kulisse für Szenen in Filmen wie Gladiator (Regie: Ridley Scott, 2000) und Der englische Patient (Regie: Anthony Minghella, 1996). Hauptsächlich im Val d’Orcia gedreht, weil es “eine der malerischsten Gegenden der Toskana” ist,[1]  kristallisieren sich in Made in Italy von Regisseur James D’Arcy (2020) die Dörfer Monticchiello, Argiano und Pienza zu idyllischen Schauplätzen, die von Weinbergen und Olivenbäumen umgeben sind und in denen lange verlassene ländliche Häuser auf ihre Rettung warten, um so sie wieder zum Leben erweckt zu werden. Dieser Film ist nur ein aktuelles Beispiel dafür, dass die pittoreske Darstellung der italienischen Landschaft statische Bilder erzeugt, a-historische Postkarten, die für touristische Zwecke bereitstehen. Ein weiteres bekanntes Beispiel für einen solchen Ansatz, der sich in der Regel mit stereotypen Visionen von Italiener:innen paart, ist der Film Call Me by Your Name von Luca Guadagnino (2017).

Schönheit ist eine weit verbreitete Interpretationskategorie, die sowohl die Toskana als auch Italien kennzeichnet. Abgesehen von der COVID-19-Pandemie strömen jedes Jahr Millionen von Tourist:innen nach Italien, und mit Italien verbindet sich die Vorstellung eines idealisierten Freizeitlandes, dessen eindrucksvollste Merkmale auf der ganzen Welt nachgeahmt werden. [2]   Ausserdem gibt es in Italien mehr Weltkulturerbe-Stätten als in jedem anderen Land der Welt.[3]  Als Konzepte sind Schönheit und Erbe alles andere als unproblematisch, Stereotypen und Kommodifizierung sind nur zwei fragwürdige Konsequenzen davon. [4]  Dieser Beitrag setzt sich kritisch mit diesen Konzepten auseinander und zeigt die Strategie zur Schaffung des schönsten Landes auf und was sich hinter der Verschönerung einer historischen Landschaft verbirgt. Das Val d’Orcia dient als emblematisches Beispiel.

Lorenzettis Hinterlassenschaft

Liest man die Begründung für die Aufnahme des Val d’Orcia in die UNESCO-Liste des Weltkulturerbes, ist man voll und ganz davon überzeugt, dass es auf die Vergangenheit ankommt, zusammen mit dem Wert dieses Ortes für die Entwicklung einer künstlerischen Tradition. In der Tat, an der ikonischsten Stelle des Tals, in Pienza, feiert eine Gedanktafel die Errungenschaft von 2004 und fasst ihre Motive zusammen:

Das Val d’Orcia ist ein aussergewöhnliches Beispiel für die Art und Weise, wie Landschaft in der Vorrenaissance umgeschrieben wurde, um die Ideen der guten Regierungsführung zu reflektieren und ein ästhetisch ansprechendes Bild zu schaffen, das von den Malern der Schule von Siena gefeiert wurde. Das Val d’Orcia wurde zu einer Ikone jener Landschaft, die die Entwicklung des Landschaftsdenkens tiefgreifend beeinflusst hat. (Suzhou, China, Juli 2004)

Welche globalen Werte werden in diese Örtlichkeit projiziert? Und was soll diese Lokalität dem globalen Publikum vermitteln? [5]

Fig. 2. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

Die Annahme, die hier gemacht wird, ist, dass eine Korrelation zwischen der Schönheit eines Ortes und seinem tugendhaften institutionellen und politischen Regime besteht. Dennoch, wenn wir diese beiden Elemente im Kontext des Textes der Gedenkfafel lesen, verweisen sie nicht nur aufeinander, sie überschneiden sich.

Die implizite Bezugnahme, die die Aufrufung des Val d’Orcia als weltweit anerkannte Kulturlandschaft und national geschützter Kunst-, Natur- und Kulturpark legitimiert, ist ein Abschnitt der Freskenserie Die Allegorie der guten und schlechten Regierung von Ambrogio Lorenzetti. Dieses Kunstwerk, das zwischen 1338 und 1340 entstand und drei Wände des Raumes im Palazzo Pubblico säumt, in dem zwischen 1287 und 1355 die obersten Magistrate Sienas, die Neun, ihre Sitzungen abhielten, wurde mit einem klaren politischen Ziel konzipiert. Lorenzetti achtete darauf, seine Ratschläge an Beamte und Herrscher, gerecht und verantwortungsbewusst zu sein, zu vermitteln, indem er Szenen aus dem Alltagsleben darstellte, die die Auswirkungen guter oder schlechter Regierungsführung zeigten. Eine der guten Auswirkungen war ein bevölkertes, geordnetes und produktives Ackerland.[6]  Was am meisten auffällt, ist, dass die heutige Landschaft diese Anordnung, den Charakter und die Ästhetik der Vorrenaissance und Renaissance beibehalten hat. Zusammenfassend lässt sich schliessen, wenn wir der Gedenktafel vertrauen und Lorenzettis Darstellung mit dem vergleichen, was wir heute sehen können, dass gerechte und verantwortungsvolle Regierungen über die Jahrhunderte hinweg eine solch unbestreitbar schöne Landschaft geformt und erhalten haben.

Es versteht sich von selbst, dass in diesem Bild aus einiges fehlt. Wenn wir genauer hinsehen und diesen überwältigenden und allumfassenden Sinn für Schönheit heranzoomen, hört die Landschaft auf, bloss eine ästhetische Landschaft zu sein und entpuppt sich als eine Landschaft der Arbeit; sie beherbergt nicht mehr mächtige und bemerkenswerte Persönlichkeiten, sondern ländliche Arbeiter, Grundbesitzer und Unterhändler.

Fig. 3. Val d’Orcia, Novembre 2020. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

Das Erbe der wirtschaftlichen und sozialen Kontrolle

Der Flickenteppich aus verschiedenen Anbaugebieten mit grossen, weit voneinander entfernten Bauernhäusern, der das ganze Mittelalter und die Neuzeit überdauert hat, ist auf die lang anhaltende sozioökonomische Ordnung der Toskana und ihrer Umgebung zurückzuführen. Der Begriff Mezzadria hat nicht nur den bis 1982 in diesem Gebiet geltenden Agrarvertrag benannt, sondern auch eine eigentümliche räumliche und soziale Organisation. [7]  Die italienische Mezzadria, ein Mehrpachtvertrag, der Pächter und Verpächter miteinander verbindet, hilft, alle Besonderheiten des Val d’Orcia zu erklären. Die Kombination verschiedener Anbauprodukte war auf die Bedürfnisse einer sich selbst versorgenden und stationären Grossfamilie in der gleichen landwirtschaftlichen Einheit abgestimmt. Die Komplementarität des gleichzeitigen Anbaus vieler Kulturen und die Verfügbarkeit der Produkte über das ganze Jahr hinweg sicherten sowohl die Versorgung mit Nahrungsmitteln als auch die optimale Nutzung der Arbeitszeit. In sozialer Hinsicht beruhte der fragwürdige Erfolg eines solchen Vertrages auf dem ungleichen Einvernehmen zwischen Landwirten und Eigentümern: Beide hatten das gleiche Interesse, ein Höchstmass an Produktivität zu erreichen. [8]

Die langlebige italienische Mezzadria hatte Auswirkungen auf das Verhältnis zwischen Stadt und Land, auf Arbeiterorganisationen und Gewerkschaften oder auf den Alltag von Pächtern. Aber ein Punkt scheint hier relevant zu sein: Die Mezzadria verleiht der schönen toskanischen Landschaft ihre historische Dimension, indem sie eine schön erhaltene Landschaft mit ihrer Vergangenheit eines ungleichen sozialen Verhältnisses verbindet, wobei die feudalen Bestimmungen die sozialen Fortschritte des neunzehnten und zwanzigsten Jahrhunderts überlebten. Es ist kein Zufall, dass der Mehrpachtvertrag vom faschistischen Regime in den zurückeroberten Gebieten in Italien und in der Kolonie Libyen eingeführt wurde.

Verschönerung ist Vereinfachung

Die Inszenierung einer Landschaft für ein globales Publikum impliziert die Vereinfachung ihrer vielschichtigen und -teiligen Identität, erfordert die Konzeptualisierung einer statischen Landschaft, die in einer gründerzeitlichen idealisierten Vergangenheit verwurzelt ist. Es gibt keine falschen Behauptungen in der UNESCO-Beschreibung des Val d’Orcia, obwohl viele Teile fehlen, denn kein Ort war je frei von Konflikten, keine Vergangenheit war frei von Ungerechtigkeit, keine Agrarlandschaft war frei von Landarbeiter:innen.

Fig. 4. Val d’Orcia. Gennaio 2021. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Riproduzione autorizzata dall’autore.

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Literaturhinweise

  • Stephanie Malia Hom. The Beautiful Country: Tourism and the Impossible State of Destination Italy. Toronto: University of Toronto Press, 2015.
  • Serenella Iovino. Ecocriticm and Italy: Ecology, Resistance, and Liberation. London: Bloomsbury, 2016.
  • Emilio Sereni. History of the Italian Agricultural Landscape, translated by R. Burr Litchfield. Princeton: Princeton University Press, 2016.

Webressourcen

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[1] Ra Moon, Where was Made in Italy filmed? The Tuscan House Location, Atlas of Wonders, August 2020.
[2] Stephanie Malia Hom, The Beautiful Country. Tourism and the Impossible State of Destination Italy (University of Toronto Press, 2015), Kapitel 2 und 6; Maria Rita Gisotti, L’invenzione del paesaggio toscano: immagine culturale e realtà fisica (Polistampa, 2008).
[3] Ministero della Cultura, Siti italiani del Patrimonio Mondiale UNESCO.
[4] Juan A. García-Esparza (2018), “Are World Heritage concepts of integrity and authenticity lacking in dynamism? A critical approach to Mediterranean autotopic landscapes,” Landscape Research, 43:6, 817–830.
[5] Zum Verhältnis zwischen den lokalen und globalen Bedeutungen von Orten, siehe: Achim Landwehr, “In Search of the Lost Self – ‘Heimat’ as Public History?,” Public History Weekly, 5 (2017) 43, DOI: dx.doi.org/10.1515/phw-2017-10715.
[6] Einen Überblick über den historischen Kontext des damaligen Staates Siena und Erläuterungen zu den Fresken Lorenzettis bietet folgendes video.
[7] Rossano Pazzagli und Giuliana Biagioli (Hrsg.), Mezzadri e Mazzadrie tra Toscana e Mediterraneo, Felici Editore, 2013.
[8] Alessandro Dani, “Contratti agrari ed istituzioni locali nel Senese-Grossetano tra tardo medioevo ed età moderna,” in Mario Ascheri und Alessandro Dani, La Mezzadria nelle terre di Siena e Grosseto. Dal Medioevo all’Età Contemporanea (Pascal Editore, 2011), S. 76–89; Annalisa Luporini und Bruno Parigi, “Multi-Task Sharecropping Contracts: the Italian Mezzadria,” Economica 63 (1996): 445–457

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Abbildungsnachweis

Composite of the three paintings: Ambrogio Lorenzetti, Effetti del Buon Governo in città e in campagna, 1338–1339, Siena, Palazzo Pubblico; Piero della Francesca, Ritratti di Federico da Montefeltro e della moglie Battista Sforza, 1472 ca. Olio su tavola, 47 x 33 cm ciascuna. Florence, Uffizi; Paulo Uccello, Battaglia di San Romano, ca. 1435–1440, Florence, Uffizi. ©David Moloney @dr_academic_nomad (Instagram). Photograph courtesy of the author.

Empfohlene Zitierweise

Biasillo, Roberta: Val d’Orcia: Von der historischen zur ästhetischen Landschaft. In: Public History Weekly 9 (2021) 3, DOI: dx.doi.org/10.1515/phw-2021-17824.

Redaktionelle Verantwortung

Marko Demantowsky

Translated by Mark Kyburz (http://www.englishprojects.ch)

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Categories: 9 (2021) 3
DOI: dx.doi.org/10.1515/phw-2021-17824

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    OPEN PEER REVIEW

    If beauty is for sale: Val d’Orcia between historical legacy and reality

    In 2004 the Val d’Orcia was recognized by UNESCO as Heritage of Humanity. Among the reasons given by the World Heritage committee is the conviction that this is living testimony of how the Renaissance ideals of good governance have altered the aesthetic aspect of the landscape. In the depictions of the Sienese School one understands how the population of the Val d’Orcia has always lived in harmony with nature.

    This article has the merit of reflecting on a central aspect in the analysis of the landscape from the perspective of environmental history: the reading proposed of a given place is always conditioned by a series of narrations stratified in time. Although it is necessary to carefully evaluate the effects of agricultural and environmental policies over the decades, it is true that the system of sharecropping has benefitted the territory of the Val d’Orcia: the reciprocal interest of the feudatory and the peasant farmer in more productively farming the land has contributed not only to creating work conditions more favourable with respect to other modes of production but also to the conservation of a pleasant aesthetic aspect.

    As Francesca Sofia[1] observed Tuscan sharecropping, and in particular that of Valdinievole, represented for Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi a model of development. The Swiss economist had seen in Tuscan sharecropping, like that of Swiss landholders, the motivation both economic and intellectual to work in such a way that they could immediately bear fruit. Sharecropping based on ongoing exploitation of the earth produced a virtuous circle promoting the adoption of mechanisms that added value to the plots of land.

    The Sienese allegorical fresco series of Ambrogio Lorenzetti, Gli effetti del buon governo/Gli effetti del cattivo governo (The effects of good governance/The effects of bad governance. 1338-40), expresses the same narrative contained in the reasons given by UNESCO: good governance is that which puts in place an agricultural policy capable of determining a harmonious relationship between the walled city and the countryside. The work of Lorenzetti hence permits not only an understanding of the perception of landscape but above all the system of value of the epoch through artistic representation.

    The landscape of the Val d’Orcia is itself the visible result of territorial planning that was conceded to the private sector but was always under the control of the state and had economic benefits to the economy even to the extent of attracting tourists, not just Italian, but from all over the world. It is difficult to assert that beauty be a historic category because the very definition is determined by a subjective vision that responds to the desire to carry forward a certain narrative or predetermined canons that are themselves children of their times. But here especially Salvatore Settis[2] comes to the aid by questioning if the definition of environment refers to aesthetic content (the landscape “to see”). A theme, that of modifying the environment, lighted upon by the director Pierpaolo Pasolini in the documentary Pasolini e la forma della città (Pasolini and the Form of the City) in 1974.

    Particularly incisive is the definition which sees the Val d’Orcia as a synecdoche for Italy. We can draw on, as in the case of this article, representations that characterize cinematic production abroad but we can also reconnect to a long tradition that sees Florence in its role as cradle of the Renaissance and epicentre of modernity. These images dominate the collective imagination of the tourists who visit Tuscany, so much an obligatory stage of the Grand Tour and nowadays an effective tourist brand.

    The justification of the UNESCO committee reflects a stereotypical vision of the Val d’Orcia but which can extend also to other Italian sites of Heritage of Humanity. In fact an entire armoury of rhetoric is used that idealizes a landscape but doesn’t take account of attacks, often frontal, mounted on the surrounding environment that detract from the beauty of the landscape. Two years after the recognition of UNESCO, the literary critic, Alberto Asor Rosa[3] denounced the construction of a real estate development for speculative ends on the slopes of the hills of Monticchiello, a medieval village near Pienza: “one of the more prestigious points of entry to Val d’Orcia”.

    We see how beauty is a historical aesthetic category that can coexist with its opposite: it is no coincidence that the construction company behind the ecomonster had the gall to refer to the “Artistic, Natural, and Cultural Park of Val d’Orcia” and to “UNESCO World Heritage”. Paradoxically in those promotional messages “Hamlet of Monticchiello” “Houses to love” were the reasons why the residential estate should not have been established. Wherein lies the harmony between man and environment?

    Beautification is not only a simplification but above all the product of a process of abstraction of landscapes from the complex reality that mutates with the passing of time. A line of promising reflection could be the historical reconstruction of the dynamic relation between man and the “environmental setting” of which Lucio Gambi speaks. These have revealed how the environment is “incorporated into history” and has made itself “human reality”: man has made the environmental “setting” a fundamental element in his life and has “fused” it into his history. Here on in we can say that the beauty of the landscape – if we want to speak of historical category – is first and foremost historicized and put in relation to the rapport that man establishes with environmental settings.

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    [1] Francesca Sofia, “Sismondi, l’Europa e gli altri”, I Georgofili: 438-46, 2014.
    [2] Salvatore Settis, Architettura e democrazia: paesaggio, città, diritti civili, Torino, Einaudi 2017.
    [3] Alberto Asor Rosa, “Il cemento assale la Val d’Orcia”, Repubblica, 24 agosto 2006.

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    Se la bellezza è in vendita: la Val d’Orcia tra retaggio storico e realtà

     

    Nel 2004 la Val d’Orcia è stata riconosciuta dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Tra le motivazioni addotte dal comitato del Patrimonio Mondiale vi è la convinzione che questo sito sia la testimonianza plastica di come gli ideali di buon governo d’età rinascimentale abbiano plasmato l’aspetto estetico del paesaggio. Nelle stesse raffigurazioni prodotte dalla scuola senese si evince come le popolazioni della Val d’Orcia abbiano sempre vissuto in armonia con la natura.

    Questo articolo ha il merito di riflettere su un aspetto centrale nell’analisi del paesaggio da una prospettiva di storia ambientale: la lettura che viene proposta di un dato luogo è sempre condizionata da una serie di narrazioni stratificate nel tempo. Benché sia necessario valutare attentamente gli effetti delle politiche agricole e paesaggistiche nel corso dei decenni, è vero che il sistema di produzione della mezzadria abbia avuto effetti benefici sul territorio della Val d’Orcia: il reciproco interesse da parte del feudatario e del contadino a valorizzare la coltivazione della terra ha contribuito non solo a determinare condizioni lavorative più favorevoli rispetto ad altri modelli di produzione ma anche alla conservazione di un aspetto estetico gradevole della Val d’Orcia. Come ha osservato Francesca Sofia[1] la mezzadria toscana, ed in particolare quella della Valdinievole, rappresentava per Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi un modello di sviluppo. L’economista svizzero aveva visto nei mezzadri toscani, al pari dei proprietari della Svizzera, quella motivazione economica e al contempo intellettuale per svolgere un lavoro da cui avrebbero potuto trarre frutti immediati. Il sistema della mezzadria, prevedendo l’usufrutto della terra a tempo indeterminato, finiva per produrre un circolo virtuoso che favoriva la messa in opera di meccanismi per mettere a valore gli appezzamenti di terra.

    Il ciclo senese di Ambrogio Lorenzetti, Gli effetti del buon governo/Gli effetti del cattivo governo (1338-40), esprime quella stessa narrazione che è contenuta nelle motivazioni dell’UNESCO: il buon governo è quello che attua una politica agraria capace di determinare un rapporto armonioso tra la città murata e il contado. L’opera di Lorenzetti consente pertanto di cogliere quale fosse la percezione del paesaggio ma soprattutto il sistema valoriale dell’epoca attraverso la rappresentazione artistica.

    Il paesaggio della Val d’Orcia è esso stesso il risultato visibile degli effetti della pianificazione territoriale che è stata concessa ai privati ma sempre sotto la supervisione dello stato e che ha avuto effetti benefici sull’economia a tal punto da attrarre turisti, non solo italiani, ma provenienti da tutto il mondo. Difficile affermare che la bellezza sia una categoria storica e questo perché la sua stessa definizione è determinata da una visione soggettiva che risponde alla volontà di portare avanti una certa narrazione oppure canoni prefissati che sono essi stessi figli dei loro tempi. Ma soprattutto qui viene in soccorso Salvatore Settis[2] che pone il quesito se la definizione di paesaggio rimandi a contenuti estetici (il paesaggio “da vedere”) oppure abbia essenzialmente una connotazione etica (il paesaggio “in cui vivere”). Un tema, quello dell’intervento sul paesaggio, su cui si soffermava il regista Pierpaolo Pasolini nel documentario Pasolini e la forma della città del 1974.

    Particolarmente incisiva è la definizione che vede nella Val d’Orcia la sineddoche dell’Italia. Possiamo rifarci, come è il caso di questo articolo, alle rappresentazioni che caratterizzano la produzione cinematografica estera ma possiamo ricollegarci ad una lunga tradizione che vede la stessa Firenze nel suo ruolo di culla del Rinascimento ed epicentro della modernità. Queste espressioni dominano nell’immaginario collettivo dei visitatori che si recano in Toscana tanto da averne fatto una tappa obbligata per gli itinerari del Grand Tour e al giorno d’oggi brand turistico efficace.

    Le motivazioni del comitato dell’UNESCO riflettono una visione stereotipata relativa alla Val d’Orcia ma che si può estendere anche ad altri siti italiani Patrimonio dell’Umanità. Viene infatti impiegato tutto un armamentario retorico che idealizza un paesaggio e non tiene conto degli attacchi spesso frontali mossi al paesaggio circostante che finiscono per intaccare la bellezza paesaggistica. Due anni dopo il riconoscimento dell’Unesco, il critico letterario Alberto Asor Rosa[3] denunciava la costruzione di un insediamento immobiliare a fini speculativi alle pendici del colle di Monticchiello, borgo medievale vicino a Pienza: “una delle porte d’ ingresso più prestigiose della Val d’Orcia”. Vediamo come la bellezza sia una categoria storica dell’estetica che può convivere con il suo opposto: non a caso l’impresa edile artefice dell’ecomostro aveva avuto l’ardire di fare riferimento a fini pubblicitari e allo scopo di promuovere la costruzione di questo complesso edilizio proprio al “Parco Artistico Naturale e Culturale della Val d’Orcia” e al “Patrimonio mondiale dell’ Unesco”. Paradossalmente in quei messaggi promozionali “Casali di Monticchiello” “Case da amare” erano contenute le ragioni per cui l’insediamento abitativo non avrebbe dovuto aver luogo. Cosa ne è dell’armonia tra uomo e ambiente? La beautification non è soltanto una semplificazione ma è soprattutto frutto di un’operazione di astrazione dei paesaggi dalla complessità reale che muta con il passare del tempo. Una linea di riflessione promettente potrebbe essere la ricostruzione storica della dinamica relazionale tra l’uomo e i “quadri ambientali” di cui parlava Lucio Gambi. Questi[4] aveva rilevato come l’ambiente fosse “incorporato nella storia” e si fosse fatto esso stesso “realtà umana”: l’uomo ha reso il “quadro” ambientale un elemento fondamentale per la sua vita e lo ha “fuso” nella sua storia. Di qui potremmo dire che la bellezza del paesaggio – se di categoria storica vogliamo parlare – vada anzitutto storicizzata e messa in relazione con il rapporto che l’uomo stabilisce con i quadri ambientali.

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    [1] Francesca Sofia, “Sismondi, l’Europa e gli altri”, I Georgofili: 438-46, 2014.
    [2] Salvatore Settis, Architettura e democrazia: paesaggio, città, diritti civili, Torino, Einaudi 2017.
    [3] Alberto Asor Rosa, “Il cemento assale la Val d’Orcia”, Repubblica, 24 agosto 2006.
    [4] Lucio Gambi, “I valori storici dei quadri ambientali”, in Storia d’Italia, vol. 1, Torino, Einaudi, 1972.

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